Il TeX e i non vedenti |
di Giuliano Artico |
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È vero che il ragionamento logico-matematico è un'attività astratta che spesso anche i vedenti svolgono mentalmente. Tuttavia il ricorso alla forma scritta è necessario per eseguire i calcoli, per fissare le idee e per comunicare con gli altri.
Chi ha una capacità visiva ridotta o nulla può ricevere le suddette notazioni solo attraverso l'udito e il tatto, dopo che esse sono state adeguatamente adattate. Ad esempio, in un libro di analisi possiamo trovare la seguente identità:
Mentre la formula è semplice da leggere con gli occhi, la sua traslazione in forma parlata è lunga e perde di immediatezza:
«l'arcoseno di X è uguale a pigreco mezzi più l'integrale da uno a x in dt di uno fratto la radice quadrata di uno meno t al quadrato.»Naturalmente la lettura a parole deve essere eseguita dando la dovuta enfasi ai vari elementi, in modo da offrire all'ascoltatore sia la possibilità di comprendere quali sono i simboli coinvolti sia di avvertire le loro reciproche relazioni sintattiche. La mediazione del parlato crea degli ostacoli, pur ammettendo che la lettura sia impeccabile: è facile che, al termine della frase, l'ascoltatore abbia dimenticato l'inizio oppure abbia frainteso un elemento e che quindi si renda necessario ripetere il tutto.
La traduzione della stessa formula in braille presenta difficoltà di natura diversa e non meno problematica: si pensi ad esempio allo spazio che si spreca indicando con uno o più caratteri braille certe proprietà che graficamente si rendono semplicemente sfruttando la disposizione spaziale dei simboli (frazioni, esponenti, eccetera).
In entrambi i casi, le difficoltà della traduzione risalgono sostanzialmente alla necessità di ricondurre ad una forma sequenziale un contenuto che ha marcate caratteristiche bidimensionali. In matematica, infatti, lo spazio della pagina è sfruttato continuamente con simboli disposti su più livelli (esponenti, pedici, frazioni, matrici) oltre che con diagrammi, grafici e disegni di vario genere.
Nota 1. La X finale si legge come una «C» dura perché è la traslitterazione della lettera greca «chi».
Si tratta di un linguaggio basato sull'uso di «sequenze di controllo», dette anche «macroistruzioni», ciascuna delle quali è una parola dedicata ad un particolare compito [4]. Le sequenze di controllo possono essere combinate tra loro per costruire altre sequenze di controllo.
Nota 2. Sono disponibili numerosi insiemi di macroistruzioni, detti package, grazie ai quali il TeX può essere arricchito di caratteristiche aggiuntive. I package più noti sono LATeX [5, 2] e AMS-TeX [11]. Qui il termine «TeX» è usato secondo l'accezione più generale e con esso si vuole fare riferimento anche alle sue estensioni.
Una formula matematica si imposta scrivendo varie sequenze di controllo, una di seguito all'altra e con alcune regole sintattiche molto semplici. Successivamente, durante la fase di compilazione, il TeX costruisce la formula, tenendo conto dei simboli usati e disponendoli nel modo graficamente più idoneo alla visualizzazione e alla stampa.
Il fatto significativo è che la stesura si gestisce benissimo con le periferiche per non vedenti perché, qualunque sia il contenuto, si ha sempre a che fare con ordinari file di testo. Ad esempio, ecco il frammento di sorgente che serve per ottenere la formula riportata più sopra:
$$ \arcsin x = {\pi\over2} + \int_1^x {1 \over \sqrt{1-t^2} } dt $$Ogni parola che inizia con «\» (barra rovescia) è una sequenza di controllo: \over serve per produrre frazioni, \int rappresenta il segno di integrale, \sqrt quello di radice quadrata, il sottolineato e l'accento circonflesso servono rispettivamente per collocare simboli al pedice e all'esponente, le parentesi graffe delimitano i blocchi di istruzioni, i simboli $ e $$ servono per iniziare e terminare il modo matematico. Esistono sequenze di controllo per indicare i vari simboli matematici, le lettere greche e molti caratteri particolari.
In questo brano di sorgente non esistono istruzioni di natura tipografica e tutte le relazioni gerarchiche fra gli elementi della formula sono rese usando le specifiche sequenze di controllo e raggruppando certe porzioni di testo fra parentesi graffe. Il TeX stabilisce le caratteristiche estetiche (disposizione e dimensione dei caratteri, spaziature, lunghezza dei segni di frazione, altezza del segno di integrale, eccetera) in modo molto accurato. Esso provvede anche a svolgere tutte le operazioni di formattazione tipiche di un word processor (impaginazione, sillabazione, suddivisione in capitoli, eccetera) in obbedienza ad uno stile che l'utilizzatore può scegliere fra i numerosi disponibili. Tutto ciò è realizzato seguendo le regole stabilite dai tipografi professionisti, regole che l'utilizzatore può ignorare, concentrando invece la sua attenzione sul contenuto e curando il testo dal punto di vista logico.
Le fasi di preparazione di un testo in TeX sono:
Il linguaggio TeX può essere usato liberamente ed esistono vari pacchetti software completi e gratuiti per qualunque tipo di sistema operativo. Ottimi sono:
Per coloro che hanno difficoltà visive e desiderano conoscere i primi rudimenti del TeX, metto a disposizione TeX. Regole di uso comune, una dispensa, realizzata da due miei colleghi, contenente la descrizione sintetica di alcuni elementi basilari per la redazione di un testo in «plain TeX» (anche in formato audio MP3).
Così com'è, il TeX non è uno strumento di uso veramente immediato: ciò spiega il basso numero di ciechi che lo adoperano, malgrado esso sia uno standard di fatto nell'ambiente scientifico (ad esempio, quasi tutti i matematici del mondo si scambiano articoli scientifici redatti in TeX, e in TeX sono pure disponibili le recensioni su CD-ROM dell'American Mathematical Society).
Il principale ostacolo è che, mentre un vedente ha la possibilità di leggere il testo nella sua forma grafica usuale, un cieco deve sempre interagire con il sorgente e compiere continuamente una faticosa operazione mentale di filtraggio, al fine di separare l'effettivo contenuto da quelle parole o simboli che costituiscono la parte sintattica del linguaggio. Lo sforzo non è indifferente per chi scrive il testo e diventa addirittura estenuante durante la lettura di testi redatti da altri, dato che in questo caso il contenuto è sostanzialmente sconosciuto. Chi usa un sintetizzatore vocale non può leggere un sorgente TeX come farebbe con un normale testo perché la concentrazione spesa nell'interpretazione di ciò che si ascolta assorbe gran parte delle risorse intellettuali che sarebbero necessarie per comprendere i concetti contenuti.
Nasce dunque abbastanza spontanea l'esigenza di un'opportuna interfaccia software, orientata soprattutto all'esplorazione delle formule TeX, che permetta ai ciechi di leggerle e gestirle con maggiore facilità.
Una simile interfaccia, qualora fosse realizzata, risponderebbe ad un principio fondamentale, quello che il disabile visivo deve adattarsi il più possibile all'ambiente circostante, popolato normalmente di soggetti vedenti (l'adozione di norme simboliche specifiche per i ciechi avrebbe l'effetto di accentuare il loro isolamento culturale). Infatti il TeX garantisce un aggancio affidabile con la notazione tradizionale, che è frutto di un'esperienza consolidata ed è capace di esprimere esaurientemente e senza ambiguità tutti i concetti necessari. In qualunque modo si proceda, all'utilizzatore deve essere offerta per prima cosa la possibilità di analizzare ciascuna formula e di comprenderne facilmente la struttura.
Nel 1993, nel corso del convegno IWAM di Amsterdam (International Workshop on Access to Mathematics), presentai la mia esperienza e suggerii la realizzazione di un'interfaccia del tipo sopra delineato. Un'idea analogaè stata perseguita negli ultimi anni da alcuni gruppi di ricerca e qui di seguito sono riportati brevi resoconti ed alcuni riferimenti per chi volesse approfondire l'argomento.
Ci sono alcuni risultati interessanti, anche se i software realizzati appaiono allo stato di prototipo o quanto meno in corso di evoluzione. In generale, la realizzazione di un prodotto software funzionale, stabile e ben collaudato è molto impegnativa, ma lo è tanto più in un progetto di grande complessità, che richiederebbe pertanto risorse ben più sostanziose di quelle impiegate finora verso questa direzione.
Lo scopoè quello di consentire l'esame delle varie formule contenute in un dato sorgente TeX. Il programma suddivide la formula prescelta in una struttura ad albero, rispettando le relazioni gerarchiche fra i suoi termini, e l'utilizzatore non vedente, mediante una serie di opportuni comandi, può navigare entro questa struttura, ottenendo attraverso la sintesi vocale una descrizione verbale degli elementi man mano incontrati.
La struttura suddetta, detta albero sintattico, non appare in modo diretto all'utilizzatore. Egli riesce a ricostruirne un'immagine mentale attraverso le successive azioni che compie. I comandi sono organizzati in modo da far intuire le relazioni logiche fra gli elementi, e quindi la loro disposizione spaziale, dopo un breve periodo di allenamento. Ecco alcuni comandi:
Accento "\overline": "segnato";dice che \overline x, comando TeX che produce una x con sopra un trattino, deve essere letto «x segnato».
Il programma non si interfaccia direttamente con il sintetizzatore vocale: l'intercettazione del testo da pronunciare è possibile perché le scritte sono prodotte mediante le routine di BIOS del DOS. Ciò costituisce certamente un limite perché impedisce di attribuire al testo quell'intonazione prosodica che aiuterebbe molto l'ascoltatore nella comprensione della formula [8, 12].
Nota 3. Per supplire alla mancanza di intonazione, il programma prevede l'impiego di pause brevi e lunghe, ottenute normalmente mediante segni di punteggiatura.
D'altronde questa scelta favorisce la pressoché totale compatibilità con i sistemi di sintesi vocale esistenti, senza costringere l'utilizzatore all'acquisto di apparecchiature o di programmi specifici.
Sono poi stati adottati accorgimenti per non appesantire l'ascolto: molte informazioni di servizio, come i messaggi di errore e il testo TeX, non passano attraverso il BIOS e non vengono quindi pronunciate dal sintetizzatore. Inoltre la porzione di formula che viene recitata è anche simultaneamente evidenziata nella finestra TeX: ciò può costituire un valido aiuto per un eventuale istruttore vedente.
La limitazione più significativa di TeSI è costituita dal fatto che il programma non è in grado di modificare le formule. Questa funzione può essere svolta solo intervenendo con un editor nel sorgente TeX. Naturalmente sarebbe importante fornire all'utilizzatore la possibilità di eseguire correzioni ed operazioni di taglia e incolla in modo trasparente, con salvataggio automatico in formato TeX.
LABRADOOR è stato sviluppato nell'ambito di un progetto che intende realizzare un ambiente di lavoro matematico destinato ai ciechi e assistito dal calcolatore. Questo software, che è solo un modulo di un più ampio sistema ancora in fase di elaborazione, ha trovato applicazione pratica come programma autonomo per soddisfare le necessità di vari impieghi (ad esempio la produzione di letteratura matematica in braille per studenti della scuola media superiore e dell'università in Austria). Per maggiori informazioni su questa interessante realizzazione, consultare la pagina Web http://www.snv.jussieu.fr/inova/publi/ntevh/labradoor.htm