SANTI, TESTIMONI E PREGHIERE |
TEMPO DI QUARESIMA | Domenica 14 marzo 2021 - IV domenica di Quaresima |
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.».(Gv 3, 14-15)
Al centro del dialogo notturno di Gesù con Nicodemo c’è l’immagine del serpente, che nel libro della Genesi è ricordato come “il più astuto” degli animali. Il serpente torna nel libro dei Numeri (21, 4-9) quando si narra di come nel deserto il popolo mormorasse contro Dio e contro Mosè e «il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti. Quelli mordevano la gente e un gran numero di israeliti morì». Allora il popolo si pentì, chiese perdono e Dio ordinò a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta. Chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Ha commentato papa Francesco: «È misterioso: il Signore non fa morire i serpenti, li lascia. Ma se uno di questi fa del male a una persona, guardi quel serpente di bronzo e guarirà». Il serpente, quindi, viene innalzato per ottenere la salvezza. (Papa Francesco, dalla meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, martedì 15 marzo 2016)
Gesù qui stabilisce un parallelo tra quel segno di salvezza e «il Figlio dell’uomo innalzato», cioè sé stesso crocifisso. Ed è un innalzamento su cui ritornerà in altri passi del Vangelo, l’innalzamento sulla croce che non è presentato da Giovanni come un supplizio, ma è una gloria. Gesù spiega a Nicodemo la necessità della passione e morte del Figlio dell’uomo, e cerca di fargli capire che la crocifissione è il principio della risurrezione, sorgente di liberazione dal male per l’umanità intera. Gesù stesso, alle soglie della sua passione, dirà: «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (12,32). C’è, dunque, un modo particolare per definire la Pasqua di Cristo: è l’immagine dell’esaltazione, dell’elevazione, della glorificazione, dell’ascensione.
Questo sguardo di Giovanni sulla passione e morte di Gesù ci permette di vedere in una storia di morte la storia gloriosa dell’amore più grande, l’amore di Dio che ha donato il suo Figlio, diventato uomo tra gli uomini, perché tutti «abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». (Gv 10, 10)
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Aggiornamento: giovedì 21 ottobre 2021
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