SANTI, TESTIMONI E PREGHIERE |
STORIE | 11 novembre - San Martino |
La devozione e le tradizioni popolari
Martino è uno dei santi più venerati, più conosciuti e più citati nella cultura popolare, in proverbi e in detti, specialmente nelle comunità rurali; la sua festa è collocata alla fine dell’annata agricola, quando si conclude la raccolta dei frutti e il mosto comincia a diventare vino nelle botti.
Il giorno di san Martino segnava il rinnovo dei contratti agrari e degli affitti dei fondi rustici. Era, per moltissime famiglie di contadini, l’epoca in cui si decideva del loro destino: il rinnovo del contratto significava un altro anno in cui avrebbero potuto lavorare l’appezzamento del padrone e sfamare le proprie famiglie, mentre la disdetta (in dialetto escomio, e anche incognito) voleva dire un trasloco, la ricerca di un nuovo alloggio e di un nuovo padrone, e si traduceva spesso in un futuro incerto e penoso di miseria e di fame.
Il nome del Santo è legato anche alla cosiddetta “estate di san Martino”, un breve periodo di bel tempo e relativo tepore che consentiva di svolgere gli ultimi lavori dei campi prima dell’arrivo dei rigori invernali.
Al di là delle tradizioni che hanno fatto di questo santo un vero e proprio punto fermo sul calendario (quasi sempre una volta, in luogo della data, si citava il nome del santo che ricorreva in quel giorno), la devozione a san Martino trae origine dalla sua storia esemplare, scritta dal suo discepolo Sulpicio Severo.
Una vita santa
Martino nacque nel 317 a Sabaria (Szombathely) in Pannonia, l'odierna Ungheria, in una famiglia pagana. Suo padre, che era un alto ufficiale dell’esercito romano, gli diede nome Martino in onore di Marte, dio della guerra. Arruolatosi ancora giovinetto nell'esercito imperiale, prestò servizio in Gallia fino al 356.
Sulpicio narra che la svolta decisiva della sua vita avvenne alle porte di Amiens, quando il giovane soldato, non ancora cristiano, incontrato un mendicante seminudo infreddolito sotto un acquazzone, gli donò la metà del proprio mantello, dopo averlo tagliato in due con la spada; subito il cielo si fece azzurro e la temperatura più mite. La notte successiva, Martino vide in sogno Gesù rivestito di quello stesso mantello e quando si svegliò, vide il mantello integro.
Lasciato l'esercito a 25 anni, Martino si diede alla vita monastica, fondando a Ligugé, assieme al vescovo Ilario, il primo monastero della Gallia. Eletto vescovo di Tours, egli restò fedele alla sua vocazione monastica, e fondò a Marmoutiers un cenobio dove abitò con i confratelli secondo una regola di povertà fino alla fine. Per questo suo genere di vita, fondato sulla comunione fraterna, la condivisione dei beni, la preghiera comune e la predicazione, Sulpicio lo definì «Uomo veramente simile agli apostoli». Martino fu un grande annunciatore del vangelo nelle campagne, dove si impose per il suo prestigio spirituale e crebbe la sua fama di taumaturgo. Morì a Candes, nei pressi di Tours, l'8 novembre del 397, e fu il primo santo non martire proclamato dalla Chiesa. Si ricorda l’11 novembre, data della sua sepoltura.
Nota: A san Martino è intitolato il castello di Vittorio Veneto, che è stato fin dall’alto Medioevo dimora dei vescovi-conti ed è tuttora sede episcopale della nostra diocesi. San Martino è anche il santo patrono di Torre di Mosto.
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Aggiornamento: giovedì 21 ottobre 2021
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