SANTI, TESTIMONI E PREGHIERE |
STORIE | 23 aprile - San Giorgio martire |
Oggi la Parrocchia di Grassaga festeggia il suo santo Patrono, san Giorgio, che la Chiesa Orientale definisce il “Megalomartire”, cioè “il grande martire”, e certamente san Giorgio è uno dei santi più venerati in tutto il mondo, da Oriente a Occidente, fino ai Paesi anglosassoni. In questo stesso giorno, 23 aprile, è celebrato nei millenari riti siro e bizantino. Anche in Occidente è onorato almeno dal IV secolo come martire di Cristo.
Non fa meraviglia che a un Santo tanto amato, simbolo di fede intrepida, difensore dei deboli con l’aiuto del Signore, anche a Grassaga sia stata dedicata fin dal XVI secolo una cappella con annessi cimitero ed ospizio. Nel 1513 San Giorgio fu sottoposta, con bolla di papa Leone X, ai canonici regolari di San Salvatore di Venezia e nel 1514 vi subentrarono i confratelli di Sant’Antonio, del medesimo Ordine. La consacrazione dell’altare maggiore avvenne nel 1535 e non è escluso che la cappella fosse stata appena rifondata, conservando sempre l’antica titolarità. (cfr F. Coden, Appunti sul capitello bizantino della parrocchiale di Grassaga, in Atti Acc. Rov. Agiati, a. 267, 2017, ser. IX, vol. VII, A, pp. 74-79). La chiesa fu poi elevata a parrocchia nel 1773, alle dirette dipendenze del vescovo di Ceneda. La chiesa attuale, ricostruita nel 1959 sul luogo dell’antica, demolita nel 1955, è stata consacrata il 27 settembre 1959 dal vescovo di Vittorio Veneto Albino Luciani. (dal sito della Diocesi di Vittorio Veneto) Il legame di Grassaga con il suo santo protettore è da sempre molto stretto, se vi fu istituita una confraternita e molti sono i simboli di devozione che ancora oggi il paese conserva.
Eppure di questo santo si sa davvero poco. Le vicende della sua vita sono avvolte dal mistero, e poggiano più sulla leggenda che sulla storia. Le poche notizie che abbiamo sono contenute nella antichissima “Passio sancti Georgii”, che però già dal V secolo era considerata una fonte apocrifa. Ma abbiamo un’attestazione letteraria del 530 che attesta che a Lydda (Diospoli) in Palestina, oggi Lod presso Tel Aviv in Israele, vi era una basilica costantiniana sorta sulla tomba di san Giorgio e compagni, martirizzati verosimilmente nel 303 durante la persecuzione di Diocleziano. La chiesa fu distrutta più volte, ma fu sempre ricostruita. La basilica attuale, appartenente al patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme è stata restaurata nel 1872. Al suo interno si venera ancora oggi la tomba del Santo.
San Giorgio era un soldato originario della Cappadocia, nato tra il 275 e il 285, figlio di un persiano, e martirizzato a Nicomedia il 23 aprile 303, sotto la persecuzione di Diocleziano. Trasferitosi in Palestina, si arruolò nell’esercito dell’imperatore Diocleziano, dove, comportandosi da valoroso soldato, salì ai più alti gradi militari divenendo tribuno. Ma era un cristiano: dopo aver donato tutti i suoi averi ai poveri professò davanti all’imperatore la sua fede.
Il martirio di san Giorgio narrato dalla leggenda è impressionante: dopo essere stato orribilmente torturato in vari modi fu gettato in carcere, dove Dio gli predisse tre volte la morte e tre la resurrezione. Tagliato in due, Giorgio risuscitò, convertendo un generale romano con tutti i suoi soldati, che furono passati a fil di spada; abbatté gli idoli di pietra con un soffio; convertì l’imperatrice, che fu martirizzata. Fece diversi miracoli, dopo di che Diocleziano lo condannò nuovamente a morte. Prima di essere decapitato, Giorgio promise protezione a chi avesse onorato le sue reliquie.
Essa ebbe origine molti secoli dopo. La “Legenda Aurea” (prima del 1293), che raccolse una tradizione precedente, fissa la sua figura come il cavaliere eroico che a Selem, in Libia, salvò una fanciulla. Protetto dalla Croce, prima ferì il drago e poi lo fece condurre in città dalla fanciulla stessa, legato con la sua cintura. Qui lo uccise in cambio della conversione di tutti gli abitanti, che si fecero battezzare.
I Crociati trasformarono il martire in un santo guerriero, volendo raffigurare nell’uccisione del drago la sconfitta dell’Islam; più in generale, e in diverse parti dell’Europa, questo santo ha assunto una dimensione universale: egli simboleggia la lotta dell’umanità contro il male. Ma il male non lo possiamo vincere da soli: san Giorgio uccide il drago perché Dio agisce in lui. Con Cristo il male non avrà mai l’ultima parola.
San Giorgio è il patrono dei cavalieri, degli scout, degli schermidori, degli arcieri. È inoltre invocato contro la peste e la lebbra, e contro i serpenti velenosi. San Giorgio è venerato anche dai musulmani come ‘profeta’. Le sue reliquie si trovano in diverse parti del mondo. Oltre alla tomba, che si venera nella basilica di Lod, in Israele, la reliquia più importante è a Roma, nella chiesa di san Giorgio al Velabro, dove è custodito il suo cranio, qui trasferito da papa Zaccaria nell’VIII secolo.
Nell’iconografia cristiana il drago è una reincarnazione di Satana e spesso è rappresentato sconfitto da santi e cavalieri. Il primo che torna alla mente è il drago dell’Apocalisse di Giovanni (un enorme drago rosso con dieci corna e sette teste) sconfitto dall’Arcangelo Michele; ma sono anche altri i santi che scacciano, uccidono o ammansiscono i draghi: san Francesco e san Silvestro; san Pellegrino di Triocada; santa Marta di Betania; san Teodoro, primo Patrono di Venezia e molti altri. Ma san Giorgio che uccide il drago è di gran lunga il tema più caro all’iconografia di tutta Europa. Tra le innumerevoli rappresentazioni, create dai più grandi artisti, ricorderò solo quelle di Venezia, presso la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, dove tre splendidi teleri dipinti da Vittore Carpaccio all’inizio del 1500 illustrano l’intera vicenda con straordinaria vividezza.
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Aggiornamento: giovedì 21 ottobre 2021
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