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MARATONA DI PREGHIERA | 21 maggio - SANTO ROSARIO CON IL PAPA - maggio 2021 |
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La cattedrale di Santa Maria di Nagasaki sorge nella località di Urakami, facente parte della città che con Hiroshima fu il centro della devastazione della guerra atomica ed è il simbolo che più rappresenta la comunità cattolica del Giappone.
Quando si parla di Nagasaki ci si stringe il cuore al ricordo di ciò che accadde quel 9 agosto 1945, quando fu sganciata la bomba che in un solo attimo polverizzò la città e cancellò più di 75.000 vite umane. Ma Nagasaki è anche la storia della cattolicità in Giappone.
LA STORIA DI UNA COMUNITÀ EROICA
A Nagasaki fin dal XVI secolo era sorta una importante comunità cattolica, e già nel 1597 trentasei martiri (sei missionari francescani, tre gesuiti giapponesi e ventisette laici) avevano dato il loro sangue per Cristo; essi furono canonizzati da papa Pio IX nel 1862. Le persecuzioni contro i cristiani in Giappone si perpetuarono anche nel secolo successivo, quando furono uccisi addirittura in 35.000 e i missionari furono cacciati. Ma la comunità cristiana non scomparve: fino all’ Ottocento riuscì a sopravvivere clandestinamente, pur senza sacerdoti, separata dal resto della cattolicità, tramandando la fede di generazione in generazione. Nel 1865 sbarcò finalmente a Nagasaki padre Bernard Petitjean, che scoprì la ‘Chiesa clandestina’ di Urakami. Una volta accertato che il missionario era devoto a Maria, obbediva al Papa di Roma e che era celibe, più di diecimila cristiani uscirono dai loro rifugi e ripresero a vivere la loro fede apertamente. Ma le persecuzioni non erano finite: tra il 1869 e il 1873 altri 650 cattolici furono martirizzati. Per ricordarli, in quel luogo fu costruita la cattedrale, la più grande chiesa cattolica dell’Asia orientale, completata nel 1925.
LA CATTEDRALE E LA ‘MADONNA FERITA’ TRA LE MACERIE
La bomba atomica esplose a soli 500 metri dalla cattedrale, distruggendola completamente. Nel 1959 fu ricostruita la nuova cattedrale esattamente sulle rovine della precedente, perché quello era il luogo simbolo delle secolari persecuzioni subite. Due mesi dopo il bombardamento, Kaemon Noguchi, un prete cattolico giapponese, era entrato tra le rovine della cattedrale per pregare e per cercare un ricordo da portare nel convento trappista dove viveva. Improvvisamente vide la testa bruciacchiata di una statua di legno della Madonna. Del corpo non vi era più traccia. Il volto sofferente di Maria era una impressionante icona della devastazione della guerra: gli occhi di vetro si erano sciolti lasciando il volto rigato come dalle lacrime. La portò con sé e la tenne per trent’anni finché la restituì alla chiesa, dove ora si trova, esposta alla venerazione dei fedeli in una cappella appositamente costruita. Nel 2012 la reliquia è stata portata a New York come simbolo di pace e lungo il tragitto è stata portata in Vaticano dove è stata benedetta dal papa Benedetto XVI, poi a Cagliari in concomitanza con la XXVI Marcia della Pace e infine a Guernica per una cerimonia in memoria delle vittime di un attacco nazista durante la guerra civile spagnola.
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Aggiornamento: giovedì 21 ottobre 2021
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