TUTTOSCIENZE 8 gennaio 97


E' POSSIBILE LA «MACCHINA DEL TEMPO»? Viaggi nel passato Quando la fisica sfida la logica
Autore: DAPOR MAURIZIO

ARGOMENTI: FISICA, METROLOGIA
NOMI: DEUTSCH DAVID, LOCKWOOD MICHAEL
LUOGHI: ITALIA

HO un po' di tempo libero e decido di fare una visita alla mia libreria. Scopro così un paio di nuovi libri sul tempo scritti da autorevoli fisici e matematici. Paul Davies ci propone «I misteri del tempo», mentre John Gribbin si cimenta addirittura nel «Costruire la macchina del tempo». Un po' sconcertato scopro che, tra l'altro, di viaggi nel passato si discute; e con il convincimento, come se non bastasse, che potrebbero anche essere realizzabili. L'inizio di un nuovo anno è propizio a una riflessione sul tempo, in questo caso una riflessione a metà strada tra fisica e fantasia. Mi viene in mente un certo David Deutsch, personaggio certamente stravagante, che si diverte a immaginare che cosa potrebbe succedere se i viaggi nel tempo fossero realmente possibili. Poiché è un accademico, gli ambienti che predilige sono le Università e i suoi personaggi preferiti sono professori e giovani ricercatrici. C'è una sua idea, che qui mi permetto di romanzare un po', sulla quale mi piace fantasticare. Quello che segue ha l'aspetto di un racconto, ma lo scopo è quello di illustrare un tipo di paradosso legato ai «viaggi nel tempo». Deutsch immagina che un professore di fisica teorica sia rimasto molto colpito dal contenuto di un difficilissimo articolo scientifico che spiega come effettuare un viaggio nel tempo. In effetti egli è un fisico matematico e, poiché di queste cose se ne intende, non ha difficoltà a districarsi attraverso le equazioni differenziali e le superfici dello spazio-tempo deformate dalla gravità. Quindi, letto l'articolo, firmato da una ricercatrice giovane e inesperta della sua stessa Università, decide di andare a trovarla per discutere alcuni aspetti della teoria che non lo convincono. Ma quando si reca nel suo studio per conoscerla scopre che la ragazza se ne è andata in vacanza senza lasciare recapito. Non vuole essere disturbata. Il professore, allora, pensa di mettere alla prova la teoria della ricercatrice applicandola personalmente. Se non posso sapere dov'è ora la ragazza, pensa, posso tuttavia supporre che fosse qui qualche tempo fa. Una strana idea si sta facendo strada nella mente del nostro amico. Un'idea inquietante. All'ufficio personale viene a sapere che la ragazza è partita per le vacanze esattamente da una settimana. Il nostro professore, allora, utilizzando la teoria della ricercatrice, costruisce in fretta una macchina del tempo e decide di usarla per fare un salto di un paio di settimane nel passato, vale a dire in un istante che preceda l'inizio delle vacanze della ragazza. Purtroppo, essendo un fisico teorico, combina dei terribili pasticci e si ritrova davanti alla porta dello studio della ricercatrice un anno prima della data desiderata. Qui il nostro amico, non rendendosi conto della situazione, bussa alla porta. La ragazza, molto indaffarata davanti al suo computer, lo invita ad accomodarsi. Poiché il professore è uno scienziato noto, la ricercatrice è intimidita e ascolta senza fiatare le sue argomentazioni. A questo punto al professore viene in mente che la moglie gli ha raccomandato di essere a casa per pranzo a mezzogiorno in punto. Quindi saluta la ragazza in tutta fretta dimenticando una copia dell'articolo sulla sua scrivania. Tutto soddisfatto rientra nella macchina del tempo e ritorna nel futuro, esattamente nell'istante in cui era partito (non essendosi reso conto dell'errore iniziale lo ripete ora perfettamente identico ma cambiato di segno: molti esperimenti scientifici funzionano benissimo grazie a questi involontari accorgimenti). La vita all'Università prosegue normalmente: le lezioni, gli esami, i laboratori, la solita «routine». Ma un anno prima cos'era accaduto? La nostra ricercatrice legge avidamente il suo articolo. Resasi conto della situazione va a cercare il professore che, tuttavia, si trova in una località imprecisata per delle cure termali. La data del suo articolo è lì, davanti ai suoi occhi. Chiunque abbia letto qualche racconto di fantascienza è al corrente della necessità che, durante i viaggi nel tempo, gli anelli causali siano resi coerenti. La ragazza fa un rapido calcolo. L'articolo è rivoluzionario. La rivista dovrà sottoporlo a svariati referee internazionali prima di pubblicarlo. Non c'è tempo. Deve assolutamente copiarlo e spedirlo alla rivista affinché possa essere pubblicato con la data corretta. Non può permettersi di aspettare il rientro del professore dalle sue cure termali. Quindi copia e spedisce l'articolo che, un anno dopo, esce puntualmente sulla rivista. L'anello causale è salvo. Molti si saranno resi conto che qualche cosa dell'intera faccenda non quadra. Infatti se è vero che l'esito della vicenda è assolutamente coerente, in realtà c'è un particolare che disturba il nostro senso comune. A quanto sembra, e per come stanno le cose, nessuno dei protagonisti del racconto è realmente l'autore della teoria sui viaggi nel tempo. Sia il professore sia la ragazza hanno semplicemente letto l'articolo. La presenza fisica dell'articolo nel passato naturalmente non fa alcuna differenza. Si può benissimo immaginare che il professore non lo abbia portato con sè ma ne abbia comunque esposto il contenuto alla ricercatrice. Il problema sussiste comunque. Il viaggio nel tempo produce uno strano effetto sulla nascita delle idee. Ci interroghiamo, talvolta, attorno alla natura del tempo e il nostro pensiero, lasciato libero, ci fa scorgere inaspettati legami. Barriere apparentemente solide si sgretolano rendendo incerti i confini di un sapere troppo spesso acquisito a compartimenti stagni. Dobbiamo sconfiggere una certa pigrizia mentale per inoltrarci senza timore nei romantici e misteriosi concetti della termodinamica. Il secondo principio nasce da una esigenza tecnologica (nonché economica); quella di stabilire il rendimento delle macchine che trasformano in lavoro meccanico il calore. Le interpretazioni successive daranno a quel principio una forma alquanto originale: ogni sistema isolato tende a portarsi in una condizione di massimo disordine. E', tutto sommato, la nostra esperienza quotidiana. Durante i mitici Anni 60 c'era chi scriveva «T'amo» sulla sabbia. Ma per quanto profondo fosse quell'amore, al mattino successivo la spiaggia ritornava nuovamente uniforme, ovunque uguale a se stessa. Si era realizzato, appunto, il massimo disordine. Noi percepiamo quello che ci piace definire «il trascorrere del tempo» come la naturale tendenza al disordine di ogni sistema isolato. Il tempo fluisce nella direzione che conduce alla massima entropia. Se fosse un sistema isolato, l'universo scivolerebbe silenziosamente e stancamente verso la sua morte termica. Molto romantico: ma possiamo asserire con certezza che esista veramente una entità che scorre, là fuori? Il fatto è che questo è il nostro particolare modo di percepire la realtà. Come dello spazio ci è dato di percepire solo quella piccola regione che ci è prossima, così non riusciamo a percepire che una minuscola frazione del tempo che ci è concesso di vivere: una frazione che impropriamente usiamo chiamare l'istante presente ma che, di fatto, è un intervallo di durata finita e che, se non bastasse, è già passato. In realtà la nostra intera esistenza (passata e futura) è un segmento di tempo che si estende dalla data della nostra nascita fino all'istante della nostra morte: un breve segmento nella storia dell'universo di cui noi riusciamo a percepire solamente una sequenza di brevissimi intervalli nel recentissimo passato. Ma se si tratta solo di percezione, perché non ammettere che, in realtà, il tempo potrebbe essere percorribile, avanti e indietro, proprio come un sentiero di montagna? Non capisco perché molti scrittori, quando fantasticano, prediligano i viaggi nel futuro. Sono viaggi che sconcertano, forse, ma previsti dalla teoria della relatività (e abbondantemente verificati sperimentalmente). Al rientro da una settimana di soggiorno in una bella pensioncina in prossimità del raggio di Schwarzschild di una stella implosa, una ragazza di mia conoscenza andò a trovare un'amica che aveva avuto un bambino poco prima della sua partenza. Il fatto è che il bam bino era appena partito per il suo viaggio di nozze. I viaggi nel passato sono molto più inquietanti: anche perché, come si è visto, sono accompagnati da risultati talvolta paradossali, talvolta contrari al senso comune. La nascita di una teoria o di una idea dal nulla sembra contraria al nostro modo usuale di considerare le vicende umane: si ricordi il racconto della bella ricercatrice e del professore. Questi paradossi sono stati chiamati da David Deutsch e da Michael Lockwood paradossi di conoscenza per distinguerli da quelli di incoerenza. Un paradosso di incoerenza è quello in cui voi incontrate vostro nonno nel passato quando, diciamo, aveva vent'anni e impedite che incontri e sposi vostra nonna (ma perché mai dovreste farlo?). A questo punto il problema consiste nel fatto che voi non siete mai nato. E allora? Nessuno può avere ostacolato quel matrimonio, giusto? Dunque la vicenda non è coerente. Un paradosso di conoscenza è invece perfettamente coerente: pensate alla storia della ricercatrice. Proprio per salvare la coerenza causale copia l'articolo e lo spedisce alla rivista. Devo anche aggiungere, a proposito, che David Deutsch e Michael Lockwood hanno suggerito spiegazioni molto suggestive, ma decisamente complicate, che eviterebbero i paradossi e quindi renderebbero plausibili i viaggi e i trasferimenti di informazioni nel passato. Ma non credo che sia il caso di parlarvi delle «linee di tempo chiuse»: pensateci un po' per conto vostro. Maurizio Dapor IRST, Trento


FENOMENI ASTRONOMICI Nel 1997 il cielo darà spettacolo Saturno e Aldebaran dietro la Luna, cometa, eclissi
Autore: BARONI SANDRO

ARGOMENTI: ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA

NON c'è anno senza che il cielo ci offra spettacoli interessanti. Il 1997 sarà l'anno della cometa Hale- Bopp, ma non mancheranno altri fenomeni curiosi. Vediamo i principali, almeno per quanto riguarda la visibilità dall'Italia. Sulle 13 volte che la Luna occulta Aldebaran, la stella più luminosa della costellazione del Toro, solamente una volta il fenomeno è osservabile nel Nord d'Italia con comodità e con il Sole sotto all'orizzonte: avviene il 14 marzo intorno alle ore 20 del nostro orologio per quanto riguarda la sparizione della stella nel bordo scuro della Luna, mentre un quarto d'ora dopo le 21 avviene la riapparizione di Aldebaran dal bordo illuminato del nostro satellite. Il fenomeno con Luna crescente e ben alta sull'orizzonte è perfettamente visibile ad occhio nudo. L'introduzione dell'ora estiva, impropriamente chiamata ora legale, è fissato alle ore 2 del 30 marzo, che nel 1997 è anche il giorno di Pasqua. Ma marzo ci riserva un'altra particolarità poco frequente. E' noto che la Pasqua cade nella prima domenica dopo la Luna Piena che avviene dopo l'equinozio di primavera. Lunedì 24 si ha la Luna Piena, e quindi domenica 30 è Pasqua. La Luna Piena del 24 sarà eclissata quasi interamente (92 per cento) dall'ombra terrestre, fenomeno che ha la sua centralità alle ore 5 e 39 minuti: è mattino presto, ma vale la pena di alzarsi e dare almeno una occhiata velocemente. Ma quante volte capita di poter vedere la Luna Piena, che determina la Pasqua, eclissata per una buona percentuale? E' un fenomeno poco frequente, considerando il periodo tra il 1951 ed il 2050: solamente nel 1968 la Luna Piena del 13 aprile (Pasqua il 14 aprile) è stata totalmente eclissata, ma quasi al tramonto. Dopo l'eclisse del 24 marzo per vedere eclissata la Luna Piena «di Pasqua» bisognerà attendere il 14 aprile 2033 (Pasqua il 17 aprile). In realtà capita altre quattro volte ma sono eclissi di Luna invisibili dall'Europa, e quindi anche dall'Italia. Per chi possiede un piccolo telescopio oppure un buon binocolo è interessante rilevare che il giorno 27 di agosto, per un breve periodo, Giove si presenterà privo dei quattro satelliti che Galilei scoprì nel 1610. Infatti tra le 23 ore e 37 minuti di ora estiva e le ore 23 e 50 minuti sempre di ora estiva i quattro satelliti di Giove (Io, Europa, Ganimede, Callisto) non si potranno vedere. Io inizierà ad essere occultato da Giove alle ore 23 e 37 minuti, mentre Europa è in transito sopra il disco di Giove. Ganimede è nell'ombra di Giove e Callisto è pure nell'ombra di Giove. Alle ore 23 e 50 minuti Callisto riappare uscendo dall'ombra di Giove facendo terminare il poco frequente fenomeno celeste osservabile come detto con un piccolo telescopio o con un buon binocolo. Il tutto per soli 13 minuti di Giove senza la corte dei quattro più grandi satelliti. La Luna ci permetterà di osservare una bella occultazione nella notte tra l'11 il 12 novembre, tra le 2 e 30 e le 3 e 30 della mattina del 12 novembre, di ora invernale, ovvero di Tempo Medio Europa Centrale; in quel periodo Saturno, che sarà luminoso quanto una stella di prima magnitudine (come Aldebaran, per intenderci), verrà nascosto dalla Luna, che apparirà quasi piena. Il fenomeno sarà visibile a occhio nudo ma chi vorrà vedere sparire e riapparire Saturno con i suoi stupendi anelli dovrà usare un telescopio o un binocolo con almeno 20 ingrandimenti. Ma, come si diceva, il 1997 forse passerà alla storia dell'astronomia per la prevista osservabilità ad occhio nudo della cometa Hale-Bopp, già seguita dai dilettanti di astronomia fin dal marzo 1996 con una certa facilità; questa cometa, infatti, è stata scoperta già nella seconda quindicina di luglio del '95. In questo inizio dell'anno la cometa sarà visibile al mattino, di quarta magnitudine, nella costellazione dell'Aquila. In febbraio sarà visibile sempre al mattino circa di seconda magnitudine tra le costellazioni della Sagitta, Vulpecula e Cigno. In marzo ed aprile sarà visibile quasi tutta la notte, raggiungerà la massima luminosità e attraverserà una dopo l'altra le costellazioni Lucertola, Andromeda, Perseo e Toro. Sicuramente visibile a occhio nudo. Raggiunta la massima luminosità, speriamo sia stupefacente, nel mese di maggio si indebolirà sempre più, attraversando le costellazioni del Toro e Orione. In giugno andrà sempre più verso le costellazioni australi dell'Unicorno e del Cane Maggiore; sarà sempre notevolmente luminosa ma più difficilmente osservabile per la vicinanza apparente del Sole. E' bene ricordare, infine, che questi non sono i soli fenomeni astronomici che avvengono nel 1997. Sono soltanto una cernita di quelli più spettacolari e di quelli più facilmente osservabili a occhio nudo o con un piccolo strumento ottico. Sandro Baroni


EVOLUZIONE TECNOLOGICA Ecco il telefono sapiens Le novità che ci cambieranno la vita
Autore: FABBRI GIANCARLO

ARGOMENTI: TECNOLOGIA, COMUNICAZIONI
LUOGHI: ITALIA

DECISIVA per l'affermazione della specie umana è stata la capacità di scambiarsi messaggi: dai pochi suoni gutturali che potevano bastare nel Pleistocene, siamo arrivati ai 100 mila lemmi dell'ultimo dizionario. Tra questi lemmi, tele come primo elemento associato ad altre parole significa «comunicazione a distanza»: telegrafo, telefono, televisione sono i termini più comuni, ma ormai sono usuali anche telelavoro, teleconferenza, telediagnosi, telescrivente, telefoto, telecopier, teletext: siamo nel campo delle telecomunicazioni, un mercato che sta vivendo una fase di crescita straordinaria; è recente un accordo che farà storia: la British Telecom e l'americana Mci si sono fuse per dar vita a Concert, un gruppo da 65 mila miliardi di fatturato annuo (tanto quanto ha fatto nel 1995 tutto il gruppo Fiat). Notizie grosse che al pubblico non dicono molto; eppure il nostro futuro passerà anche da quei cavi, perché in un villaggio sempre più globale rimarranno pochi operatori a dominare il mercato. E l'evoluzione è continua. Basta ricordare un dato, riferito all'Italia: il traffico telex, lo strumento che più ricorda il telegrafo, precursore delle moderne comunicazioni, si è ridotto a un misero 0,6 per cento del fatturato totale, mentre l'80 per cento va alla telefonia. Un altro fatto, piccolo, ma significativo di come il telefono si evolva anche sul piano sociale: a Torino, presso l'ospedale infantile Regina Margherita, Telecom Italia ha installato 3 videotelefoni collegabili con altrettanti apparecchi presso le famiglie dei piccoli ricoverati, che avranno così un importante sostegno psicologico. Ma che ne sarà del caro vecchio telefono? Quale la sua evoluzione? Tentiamo di tracciare lo scenario prossimo. Il mondo delle telecomunicazioni è oggi alla seconda generazione, con tecnologia digitale (la prima era analogica); la terza generazione vedrà la convergenza tra telefonia fissa e mobile. Fino a ieri abbiamo utilizzato telefoni fissi, cellulari Tacs, cercapersone: tutti con tecnologia analogica (qualità e servizi spesso scadenti) e con standard differenti tra Paese e Paese; oggi siamo connessi a centrali numeriche e utilizziamo sistemi Euro-Isdn, cordless Dect metropolitani, cellulari Gsm con copertura paneuropea e oltre, sistemi di paging come l'Ermes (evoluzione numerica dei teledrin, con roaming internazionale e possibilità di visualizzare messaggi su un display). Per il futuro vale l'assunto che l'utente possa inviare o ricevere chiamate sempre e dovunque. Come? Innanzitutto sfruttando i satelliti, la cui rete è sempre più fitta; poi assegnando a ogni utente un numero personale (numerazione unica): Personal Communications Systems è il modo per indicare il fenomeno di convergenza wire-wireless. Questo è in effetti il sogno di un qualsiasi utente: avere un numero unico a cui essere chiamato, senza preoccuparsi nè dell'apparecchio che usa nè di dove si trova. Una tappa di avvicinamento saranno i nuovi cellulari dual-mode, in commercio tra poco: potranno indifferentemente funzionare sia come apparecchi Gsm sulla frequenza di 900 MHz sia come terminali per il Pcn (Personal communications net work) su standard Dcs 1800 o indifferentemente per sistemi Dect. Finora si è parlato quasi sempre di telefonia senza fili: non era un lapsus, è che il mercato si sta muovendo prevalentemente in quella direzione. In un precedente articolo si diceva che i sistemi Dect saranno, con il sistema Dcs, una seria alternativa alla posa di cavi fissi. In ogni caso, l'utente non è interessato alla scelta tecnologica di un sistema o di un altro; egli vuole comunicare in modo affidabile, a bassi costi e scegliere i vari sistemi anche in base ai servizi che potranno offrire. Questa dei servizi è un'altra evoluzione del nostro telefono, wire o cordless che sia, che sta diventando sempre più simile a un computer: avremo la possibilità di visualizzare il numero di chi chiama (e anche di vedere il chiamante con un videotelefono), impedire che il nostro numero compaia sul display di un altro, ricevere solo numeri preselezionati, lasciar passare o inibire le comunicazioni in orari ben precisi (per esempio, mai durante l'ora di pranzo), o ancora ricevere con il Gsm informazioni sulla Borsa e sul traffico aereo. Con il telemarketing si potrà fare la spesa senza computer: un catalogo in una mano, nell'altra un telefono e il portafoglio pieno: basta contattare uno dei numerosi call centres che stanno sorgendo in tutto il mondo. Si parla di affari colossali con una previsione di 2 milioni di persone impiegate in «centralini commerciali». In questo scenario i satelliti avranno sempre più peso: mentre oggi sono semplici ripetitori, nel prossimo futuro saranno veri e propri elaboratori e quindi saranno molto simili alle attuali centrali di commutazione terrestre. Si potrà utilizzare Internet per collegare una banca dati via linea telefonica normale e ricevere i files di ritorno da un satellite alla velocità di 34 milioni di bit al secondo (come dire che in un minuto potremmo ricevere un pacco di 100 foto a colori ad alta definizione, hard disk permettendo]). Il binomio telefono più Internet ci riserverà ancora delle sorprese: le nostre telefonate, tradotte in bit e impacchettate, potranno essere trasportate per la rete come qualsiasi altro dato; e se i tempi di risposta saranno accettabili, si potrà parlare e ascoltare con brevi ritardi. Oggi la rete non riuscirebbe a gestire un traffico telefonico a livello mondiale; in prospettiva, però, questa possibilità sarà una seria minaccia alle compagnie telefoniche, che alle chiamate a lunga distanza affidano buona parte del loro business. Tranquilli] Il telefono non morirà; anzi, per un futuro dove la vita di comunità tenderà ad avere un ruolo sempre più marginale, l'uomo lo porterà sempre con sè, in simbiosi sempre più stretta: oltre che strumento indispensabile per il lavoro, sarà anche un ansiolitico di massa, per farci sentire tutti un po' meno soli. Giancarlo Fabbri


RAPPORTO DELL'ENEA Venezia, acqua alta record Rinnovato il sistema di allerta
Autore: RUSSO SALVATORE

ARGOMENTI: GEOGRAFIA E GEOFISICA
ORGANIZZAZIONI: ENEA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, VENEZIA (VE)
TABELLE: G. Acqua alta a Venezia (dati dal 1936 al 1996)

ANNO record, il 1996, per l'acqua alta a Venezia: i 12 mesi dell'anno scorso sono stati archiviati dalla statistica come i più straordinari del secolo: 79 giorni con alte maree superiori a 80 centimetri - 6 giorni in più rispetto al 1966, anno della storica alluvione, quando l'acqua salì sino a 194 centimetri - e una settimana, dal 18 al 24 novembre, con la città continuamente sott'acqua, con un minimo di 96 centimetri e un massimo di 134. Anche il '97 è iniziato con l'acqua alta. L'eccezionalità di questi eventi ha costretto studiosi e amministratori a rivedere le cause del fenomeno e le eventuali soluzioni. Per quanto riguarda il primo aspetto, l'elevata e inattesa frequenza dell'alta marea, che negli anni passati era sensibilmente inferiore, dipende in larga parte dalla presenza contemporanea di un forte vento di scirocco e dalla sessa, l'onda di ritorno dell'Adriatico che ha praticamente impedito l'abbassamento della marea, apportando inoltre un incremento di 40 centimetri. Sull'interpretazione del fenomeno nel suo complesso e sul lento ma costante sprofondamento della città lagunare, invece, le valutazioni sono più difficili e contraddittorie. Secondo un recente rapporto di ministero dell'Ambiente e Enea, i prelievi di acqua dolce del sottosuolo avrebbero già fatto sprofondare la città di 25 centimetri, con punte di 8 millimetri l'anno al Lido. Mentre le estrazioni di metano - previste in Alto Adriatico e ancora oggi ostacolate dagli ambientalisti - produrrebbero un ulteriore incremento del fenomeno di subsidenza pari a 2 centimetri l'anno. Anche l'effetto serra metterà a dura prova il fragile tessuto veneziano: tra 60 anni, con due gradi di temperatura in più, si prevede una crescita del livello del mare tra 15 e 20 centimetri. In ultimo, un ulteriore innalzamento medio del mare sembra essere indotto dall'intenso traffico petrolifero nella vicina Marghera, lungo il Canale dei Petroli. Per quanto riguarda le soluzioni, va a rilento l'ipotesi del Mose, il modello meccanico a paratoie mobili ideato per bloccare le maree al di fuori della Laguna, mentre maggiori consensi sembra trovare l'ipotesi di un riequilibrio naturale dell'ambiente lagunare, dalle bocche di porto alle valli da pesca. Sul piano della previsione del fenomeno, il Comune ha previsto l'impiego di boe oceanografiche, così da tenere sotto controllo, in tempo reale, le condizioni atmosferiche, che sono una variabile di difficile previsione e con forte influenza sul fenomeno dell'acqua alta. Inoltre, le antiquate sirene, che ancora oggi avvertono gli abitanti del centro storico dell'imminente acqua alta, verranno sostituite da un sistema più sofisticato, provvisto di una centralina telefonica con avviso diretto nelle case interessate dall'evento. L'unica soluzione concreta in difesa dell'acqua alta è il progetto - già approvato dalla commissione di salvaguardia - delle «Insule», che prevede l'innalzamento di pavimentazioni delle fondamenta e dei piani terra di 5 aree nevralgiche della città. Per questo complesso intervento sono stati stanziati 130 miliardi. A tutt'oggi, tuttavia, ai veneziani restano 4 chilometri di passerelle, gli stivali e, ancora una volta, le cifre: su 1855 famiglie che nel centro storico sono proprietarie di alloggi o locali al piano terreno, ben 903 sono direttamente colpite da una marea di 140 centimetri. Salvatore Russo


PARLA LO PSICOANALISTA Perché il 2000 fa paura Il Medioevo vestito di modernità
Autore: ROTA ORNELLA

ARGOMENTI: PSICOLOGIA
NOMI: CAROTENUTO ALDO, DUBY GEORGES
LUOGHI: ITALIA
TABELLE: T. Le grandi paure, dal libro di Duby «Sur les traces de nos peurs»

E se provassimo a individuare il contenuto, delle paure di fine millennio? In fondo, qualsiasi minaccia risulta tanto più temibile quanto più formulata in modo vago. Hanno denominatori comuni, queste angosce: dal punto di vista storico, Georges Duby fa presente che non sembrano molto dissimili dalle angosce diffuse alla fine del primo millennio; dal punto di vista psicologico, Aldo Carotenuto (junghiano, docente a «La Sapienza» di Roma, autore di molti saggi tradotti in più lingue), parla di tremori ancestrali che a ogni scadenza si riaccendono in grado diverso e che puntualmente si cerca di esorcizzare: basti pensare ai festeggiamenti di una qualsiasi notte di Capodanno. Primordiale lo spettro dell'aldilà, oggi come sempre inteso quale traguardo invisibile, «turbamento di un'anima che non sa accontentarsi del rigore della mente», riflette lo psicanalista. Direttamente collegato al Medioevo quello dell'Aids, non a caso definito sovente «la peste del 2000». Classici di una fine millennio i fantasmi della violenza e del razzismo, tra i quali il professore vede un legame stretto. Alcuni tocchi nuovi ammantano invece l'altra, antica, paura della miseria. «Avendo in Occidente, in genere, equiparato esigenze reali e bisogni indotti - continua Carotenuto - viviamo come una catastrofe l'eventualità di dovere rinunciare, anche parzialmente, alla soddisfazione di questi ultimi. Abituati a vivere oltre le nostre capacità, ci sentiamo poveri se non riusciamo a comperare scarpe di una certa marca o vestiti di una determinata foggia». E' nel Terzo e Quarto Mondo, in aree dove intere comunità non sanno se e cosa mangeranno il giorno dopo, che il termine riacquista significato. Le comunità cristiane sono peraltro le sole a percepire l'imminente fine di un millennio, visto che, per limitarci alle tre grandi religioni rivelate monoteiste, gli ebrei nel corso del nostro anno 2000 entreranno nel 5760 e i musulmani nel 1421. «Basterebbero certe crudeltà e prevaricazioni del Medioevo - afferma lo psicanalista - a dimostrare come, in passato, la violenza non fosse minore rispetto ad oggi». Il dato nuovo è che la comunicabilità possibile si è molto estesa; tv e stampa ci informano di quasi tutto ciò che accade anche a decine di migliaia di chilometri, dai gas nervini di Tokyo al crollo di un palazzo nell'Oklahoma, dall'autobomba in Medioriente ai massacri in Rwanda, e traffici d'armi, dirottamenti aerei, sequestri di persona, sette suicide. Prima, il raggio delle informazioni era molto più ristretto, limitato. Non si conosceranno mai la portata e l'entità dei delitti che attraverso i secoli furono consumati senza che nessuno venisse a sapere. Di fianco alle molteplici interpretazioni dell'aggressività, con i relativi fattori scatenanti, cita un luogo comune che la migliore difesa è l'attacco. Da cosa ci si difende, alle soglie del terzo millennio? «Da un "altro" sentito e vissuto quale oggetto persecutorio - risponde Carotenuto -. Quel medesimo " altro" che, come possiamo osservare negli episodi di razzismo, diviene "male contaminante" ed epidemia dilagante. Si tratta di una sorta di regressione alla "diceria dell'untore", una ghettizzazione del diverso e del malato, realtà con le quali mi confronto quotidianamente nella mia professione». Ma la paura è da sempre condizione intrinseca della natura umana: «Compagna inseparabile della libertà e dell'emozione del possibile, ci getta tra i flutti del divenire. Credo che tutto sia cominciato dal mare e da quegli impavidi viaggiatori che ebbero il coraggio di staccarsi dalle coste per lanciarsi in pieno oceano. «Le paure di oggi rimandano l'immagine di un individuo che da solo vuole confrontarsi con il mondo, ma con il timore di lasciarsi "toccare", di incontrare l'altro e nell'istante dell'incontro trovarsi smarrito, senza punti di riferimento. La maggior parte delle relazioni interpersonali viene gestita nell'ordine del convertire, isolare o cacciare; l'esasperata difesa della propria individualità demonizza e allontana qualsiasi "altrui volto" non familiare. E' la legge di Sodoma, i cui abitanti odiavano e perseguitavano lo straniero». Chi sa quali problemi avranno gli abitanti della Terra allo scadere del quarto millennio. Magari gli stessi. Ornella Rota


IN BREVE Su «Nature» rischio asteroidi
ARGOMENTI: ASTRONOMIA
NOMI: SCHOEMAKER EUGENE
ORGANIZZAZIONI: NATURE
LUOGHI: ITALIA

La rivista «Nature» nel primo numero del '97 pubblica un articolo sul rischio di collisione tra la Terra e una famiglia di almeno 200 asteroidi che incrociano l'orbita del nostro pianeta. Questi corpi, tutti con un diametro che supera il chilometro, proverrebbero dal gruppo degli asteroidi Troiani che precedono Giove sulla sua orbita: di qui sfuggirebbero per l'influsso gravitazionale di Saturno. Tra gli autori dell'articolo, Eugene Schoemaker, uno degli scopritori della cometa precipitata su Giove due anni fa.


IN BREVE I tre Galileo incontro a Padova
ARGOMENTI: ASTRONOMIA
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, PADOVA (PD)

«I tre Galileo» è il tema di un convegno internazionale iniziato ieri a Padova per concludersi venerdì. Oltre che al grande scienziato pisano, il riferimento è alla navicella della Nasa «Galileo» che sta esplorando Giove e i suoi satelliti e al telescopio nazionale italiano «Galileo» che sta entrando in attività a Las Palmas, nelle isole Canarie. Intanto nel padovano Palazzo della Ragione si sta allestendo la mostra «Viaggio nel cosmo» , che si aprirà il 25 gennaio e chiuderà il 15 giugno.


IN BREVE Internet Italia '97
ARGOMENTI: COMUNICAZIONI
ORGANIZZAZIONI: VOX MULTIMEDIA
LUOGHI: ITALIA

E' in edicola il secondo numero di «Internet Italia '97», mensile della Vox Multimedia che offre una guida in Cd-Rom per capire e usare subito Internet: elenco completo dei server italiani, anteprime di innumerevoli siti e tutto il software per navigare, creare pagine Web e scambiare messaggi. Sempre della Vox Multimedia, segnaliamo gli economici Cd-Rom di giochi «Casinò: Las Vegas nel vostro computer» e «Gameland».


IN BREVE «Chi l'ha visto?» dell'archeologia
ARGOMENTI: ARCHEOLOGIA
NOMI: BERTOLETTI ALBINO
ORGANIZZAZIONI: GIUNTI, GIUNTI MULTIMEDIA, ARCHEOLOGIA VIVA, ACCADEMIA EUROPEA DELLA MULTIMEDIALITA'
LUOGHI: ITALIA

La rivista «Archeologia viva», edita da Giunti, con il primo numero del '97 vara una nuova rubrica: il «Chi l'ha visto?» dei beni archeologici perduti o trafugati. L'iniziativa è in collaborazione con i carabinieri del Comando Nucleo Tutela Patrimonio Artistico. Sempre in tema di studi su antiche civiltà, la Giunti Multimedia ha appena distribuito il Cd-Rom «Kon-Tiki», dedicato alle mitiche spedizioni dell'esploratore norvegese Thor Heyerdahl (99 mila lire). Intanto Albino Bertoletti, direttore della Giunti Multimedia, è stato eletto «uomo multimediale dell'anno» dall'Accademia europea della multimedialità, con sede a Parigi.


L'OTOCIONE, CANIDE AFRICANO Ma che orecchie grandi] Un carnivoro che si nutre d'insetti
Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA

ARGOMENTI: ZOOLOGIA, ANIMALI
NOMI: SMITHERS REAY
LUOGHI: ITALIA

LO chiamano «bat-eared fox», cioè «volpe dalle orecchie di pipistrello». Perché, fatte le debite proporzioni, le sue orecchie non hanno nulla da invidiare a quelle dell'orecchione, il pipistrello diffuso in tutta Europa e anche dalle nostre parti. Parlo dell'otocione, il bel canide africano dalla pelliccia fulva o grigio argentata e dal musetto birichino in cui spiccano i grandi occhi dalla pupilla tonda e dall'espressione maliziosa. Che abbia un udito sopraffino non fa meraviglia con quel po' po' di orecchie che si ritrova. Orecchie che servono a sentire il brusio degli insetti che vivono sottoterra. Quando gli viene fame e va a caccia di prede, l'otocione ha un sistema brevettato per scovarle. Si mette in una curiosissima posizione con la testa all'ingiù e le grandi sventole auditive poggiate al suolo. E ascolta. Non appena ha individuato esattamente il punto da cui proviene il rumore - per noi assolutamente impercettibile - non perde tempo. Si mette immediatamente a scavare di buona lena con gli unghioni delle zampe anteriori. E in men che non si dica raggiunge l'obiettivo. Che, il più delle volte, consiste in larve di insetti o in termiti della specie Hodotermes mossambicus, quelle di cui è più ghiotto. Non c'è che dire. Si tratta di una vera e propria anomalia. Quando mai un carnivoro che si rispetti si nutre di insetti? Si direbbe che l'otocione venga meno alla tradizione. E' vero che carne, sia pure in pillole, è anche quella degli insetti, ma l'otocione fa parte della famiglia dei canidi e tutti quanti i canidi, dai lupi ai licaoni, dai coyote ai dinghi, esigono prede ben più consistenti. Gli insetti non li degnano nemmeno di uno sguardo] Come va questa faccenda? L'ha chiarito il biologo Reay H. N. Smithers dell'Università di Pretoria che si è preso la briga di analizzare il contenuto gastrico degli otocioni durante un anno intero. E che cosa ha scoperto? Che nella stagione delle piogge, la calda stagione umida che in quel Paese australe dura da ottobre a febbraio, allorché avviene una vera e propria esplosione d'insetti, gli otocioni non si lasciano scappare l'occasione e attingono a piene mani a questa sovrabbondante fonte di cibo. Ma quando subentra la stagione fredda e secca che raggiunge il suo culmine in maggio e gli insetti scarseggiano, allora l'otocione ripiega su lucertole o piccoli roditori e non disdegna nemmeno vegetali come bacche o frutti. Fatto davvero insolito per un carnivoro. La predilezione dell'otocione per gli insetti comporta un tipo di dentatura diversa da quella degli altri carnivori. Niente più canini sviluppatissimi che si conficcano come pugnali nelle carni delle vittime. Per sgranocchiare la dura corazza chitinosa dei coleotteri, delle cavallette o delle termiti, di denti ce ne vogliono parecchi. E infatti l'otocione ne possiede da quarantotto a cinquanta, anziché quarantadue, come la maggior parte dei canidi. L'habitat ideale per questo carnivoro sui generis? Le regioni semiaride, ricoperte da vegetazione erbacea non troppo alta, le più adatte allo scavo. Perché gli otocioni non scavano soltanto per snidare gli insetti. Lo fanno anche per fabbricarsi una tana sotterranea lunga più di tre metri e profonda un metro circa. Ha un ingresso principale e uno o più ingressi secondari, che funzionano anche come uscite d'emergenza. Con tanti predatori in giro la prudenza non è mai troppa. Una tana cosiffatta può ospitare anche una decina di individui. Gli occupanti sono igienisti ad oltranza. Si guardano bene dall'insudiciare la casa comune con i loro escrementi. Vanno a depositarli in una località esterna che serve da toilette collettiva. I maschi contrassegnano i confini del loro territorio. Le femmine fanno altrettanto solo quando sono in estro. Il loro è un chiaro messaggio rivolto ai maschi: «Sono pronta alle nozze. Fatevi avanti». In questo modo l'incontro tra i sessi risulta facilitato. Un otocione maschio ospite dello zoo di Utica (Usa) è stato visto accoppiarsi dieci volte al giorno per una settimana di fila. Non si sa se in natura il temperamento amoroso di questo mammifero sia altrettanto focoso. Sta di fatto però che il legame di coppia può protrarsi per tutta la vita. I piccoli vengono al mondo in concomitanza con la stagione delle piogge, quando terra e aria pullulano d'insetti. Ne nascono da quattro a sei, ma quando la madre si accorge di averne partorito uno o due di troppo (ne può tirar su felicemente quattro al massimo), risolve il problema mangiandosi l'eccedenza. Sorvolando su questo comportamento cannibale, per altro motivato, bisogna dire che il compito degli otocioni genitori è davvero impegnativo. I piccoli nascono con gli occhi chiusi. Sono affarini minuscoli che dipendono in tutto e per tutto dalle loro cure. Quando fanno le prime timide uscite, padre e madre si piazzano all'imbocco della tana per sorvegliarli meglio. E se qualcuno compie un gesto avventato, lanciano immediatamente un richiamo che nella lingua degli otocioni significa «torna subito a casa». Se il piccolo non ubbidisce, il padre, più spesso che la madre, parte in quarta, lo raggiunge, lo prende delicatamente per la collottola e lo riporta nella tana. Dal canto suo, il piccolo che si crede abbandonato lancia un gridolino di disperazione che sembra il cinguettio di un uccellino e la madre gli risponde in tono rassicurante. I cuccioli sono un po' figli dell'intera comunità. Quando nel branco vi sono almeno due femmine adulte, i piccoli succhiano il latte indifferentemente dall'una o dall'altra. Per difendersi dai predatori, gli otocioni fanno fronte comune e sferrano un attacco collettivo contro il nemico. Una strategia che però è destinata a fallire se il predatore è l'uomo, che dà la caccia al canide africano perché giudica molto appetitosa la sua carne. Particolarmente ambita è la coda. Non serve da cibo. Se ne adornano con civetteria le donne indigene sposate per distinguersi a colpo d'occhio dalle zitelle. Isabella Lattes Coifmann


SCAFFALE Bozzo Massimo: «La grande storia del computer», Dedalo
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: INFORMATICA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

ANNO per anno, la storia del computer nel più completo quadro dell'evoluzione informatica oggi disponibile in volume. Massimo Bozzo parte dal 30.000 avanti Cristo, epoca alla quale risale un osso che reca incise 55 tacche con divisioni di 5 in 5, forse la prima calcolatrice dell'umanità, e arriva al 2 agosto del 1996, quando Usa e Giappone siglano uno storico accordo che liberalizza il commercio dei semiconduttori. Sono 850 le notizie e 400 le illustrazioni contenute in questa utilissima cronologia informatica. Brevi testi di raccordo illuminano i periodi che scandiscono la storia di quella che è certo la più rivoluzionaria tecnologia della seconda metà del nostro secolo.


SCAFFALE Lo Campo Antonio: «Il ritorno sulla Luna», Ed. Chiaramonte (Collegno)
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: AERONAUTICA E ASTRONAUTICA
LUOGHI: ITALIA

Il primo sbarco dell'uomo sulla Luna, avvenuto il 21 luglio 1969, ha rubato la scena alle sei missioni successive. Eppure, senza nulla togliere ad Arm strong, Aldrin e Collins, i protagonisti della prima escursione su un altro corpo celeste, le missioni che seguirono non furono da meno, nè per la loro spettacolarità nè per messe di dati scientifici. Con puntigliosa precisione, Lo Campo ci dà ora il resoconto del viaggio dell'Apollo 14, che nel febbraio '71 vide scendere nella regione lunare di Fra Mauro Shepard e Mitchell, mentre Roosa rimaneva in orbita ad attenderli. E' una storia avvincente, soprattutto per la vicenda umana di Shepard, colpito in precedenza da una malattia dell'udito; e per la stravaganza di Mitchell, che tentò di propria iniziativa improbabili esperimenti di telepatia con un medium di Chicago. Da segnalare l'ultimo capitolo, sulle prossime missioni lunari. La presentazione è dell'astronauta Umberto Guidoni.


SCAFFALE Carotenuto Aldo: «La mia vita per l'inconscio», Di Renzo Editore
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: PSICOLOGIA, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Aldo Carotenuto, psicoanalista, docente di psicologia della personalità all'Università di Roma, autore di 23 libri tradotti in molte lingue, uno dei maggiori studiosi dell'opera di Jung, ci presenta ora la propria autobiografia: che però indulge poco agli aspetti esteriori e invece insiste molto su quelli culturali e professionali. Non c'è da stupirsi, del resto, se uno junghiano come Carotenuto vede la propria vita essenzialmente come un lento, difficile, talvolta doloroso progredire nella conoscenza di sè e, attraverso le sedute analitiche, nella conoscenza degli altri: due aspetti inestricabilmente connessi. La sua vita, insomma, non è costituita da «fatti» ma da eventi interiori. Che diventano, per il lettore interessato alla psicoanalisi, una lezione magistrale di professionalità.


SCAFFALE Amerio-Elli: «Parliamo di acquacoltura e pesca», Edagricole
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: ZOOLOGIA
LUOGHI: ITALIA

L'acquacoltura è oggi un settore importante dell'economia, e in forte espansione. Il volume di Amerio ed Elli è una buona introduzione generale. Più specifici, pubblicati dallo stesso editore, «L'allevamento della trota» di Sedgwick e «Il gambero di acquadolce e il suo allevamento» di Arrignon.


SCAFFALE Chiaro Marina: «I sondaggi telefonici», Ed. CISU
AUTORE: BIANUCCI PIERO
ARGOMENTI: COMUNICAZIONI, LIBRI
LUOGHI: ITALIA

Sociologia e telecomunicazioni celebrano il loro matrimonio nei sondaggi telefonici, uno strumento oggi usatissimo nel marketing, in politica, nel giornalismo. Ma fino a che punto è attendibile il campione degli abbonati al telefono? Quali sono le tecniche che garantiscono i risultati migliori? In questo studio accurato e di facile lettura nonostante la specializzazione del tema, Marina Chiaro, responsabile del Servizio Opinioni della Telecom, ci introduce ai segreti di una tecnica di indagine dalla quale dipendono oggi molte decisioni che riguardano la vita e gli interessi di tutti i cittadini. Da segnalare i capitoli sui sondaggi condotti da aziende in Italia, Francia, Inghilterra e Norvegia e sulle esperienze dell'Istat. Piero Bianucci


CONTRACCETTIVI NATURALI Feromoni invece che pesticidi Impediscono la riproduzione degli insetti
Autore: QUAGLIA GIANFRANCO

ARGOMENTI: BIOLOGIA, ZOOLOGIA, ECOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: ISAGRO
LUOGHI: ITALIA, EUROPA, ITALIA, NOVARA (NO)

ESISTONO tanti modi per evitare un'«attrazione fatale» e c'è chi li applica in maniera scientifica. Da 20 anni e con successo, contrastando incontri probabili e irresistibili, accoppiamenti sicuri e prole incontrollata. Già, perché nella più grande fabbrica italiana di feromoni, nata per prima in Europa nel 1977, i ricercatori studiano e mettono in pratica metodologie finalizzate all'interruzione degli accoppiamenti. E' un duello uomo-insetto quello che si combatte ogni giorno all'Isagro di Novara (Industria di specialità agrochimica) oggi controllata da una società di manager, e nata nel '77 come divisione dell'Istituto Donegani. All'interno del prestigioso centro di ricerca (oggi Enichem) l'Isagro agisce per conto proprio, ma usufruendo di strutture e apporti culturali e scientifici del Donegani. I ricercatori dell'Isagro (ex Donegani) furono i primi in Italia ad anticipare le tecniche di lotta agli insetti dannosi in agricoltura, intervenendo sulle specie stesse senza ricorrere alla chimica. Il professor Paolo Piccardi, direttore scientifico della ricerca, è uno dei massimi esperti in questo settore delle biotecnologie che studia il comportamento degli individui di sesso opposto. Il feromone sessuale è la sostanza secreta all'esterno del corpo degli insetti, più frequentemente dalle femmine. E' il richiamo odoroso per il maschio, che segue la traccia controvento, opera un «corteggiamento» che si conclude con la copula. Piccardi e la sua equipe intervengono sui feromoni, riconoscono la struttura molecolare della sostanza e la riproducono per sintesi. A questo punto il feromone ottenuto artificialmente è pronto per simulare il rilascio della sostanza della femmina attraverso diffusori meccanici. Tre sono gli obiettivi: monitorare la presenza dell'insetto dannoso da controllare, catturare gli insetti stessi con trappole (chiamate Traptest); oppure creare confusione nelle tracce odorose naturali con il feromone sintetito, in modo che il maschio non possa più trovare la femmina. Una pianificazione delle nascite che si traduce in risparmi per le aziende agricole e salvaguardia dei raccolti. Questi sistemi di «contraccezione naturale» riducono di un 50 per cento l'uso di pesticidi. La maggior parte dei feromoni identificati riguarda i lepidotteri, soprattutto quelli che attaccano i frutteti, ma anche il settore forestale sta beneficiando in larga parte. A Novara sono oltre 100 i feromoni di sintesi, ormai riprodotti per la lotta a tutti i principali parassiti. In 20 anni sono stati realizzati e venduti agli agricoltori di tutta Italia e in altre parti del mondo oltre 100 mila erogatori; 500 mila diffusori per la lotta confusionale e parecchie decine di migliaia di trappole. Uno dei principali successi è rappresentato dai risultati raggiunti nella lotta alla «processionaria del pino» e al «rodilegno rosso», quest'ultimo un insetto le cui larve crescono scavando cunicoli nei rami e nei tronchi. Qual è l'ultima frontiera dei feromoni? Dice Piccardi: «Oggi stiamo cercando di agire sulla biosintesi dei feromoni stessi, per evitare gli incontri. In altre parole: vogliamo intervenire a monte del problema, interferendo sugli stimoli, prima ancora di operare sul campo». I ricercatori hanno individuato negli insetti un ormone, il «neuropeptide»: è lo stimolo del cervello che percepisce la necessità di accoppiamento e dà il via alla produzione del feromone. Influendo su questo stimolo si inibisce la copula. Insomma, si blocca il meccanismo della libido, inibire quell'«attrazione fatale» colpevole di riproduzione. In questo senso il gruppo dell'Isagro ha compiuto notevoli passi avanti. Un altro campo di ricerca è indirizzato ai tempi di intervento con il feromone di sintesi: quasi sempre, per la maggior parte delle specie, gli accoppiamenti sono notturni. Piccardi: «Stiamo realizzando impianti stabili e bombolette a tempo, che rilasciano la sostanza soltanto in determinate ore. In questo modo l'efficacia del trattamento non va dispersa e si riducono i costi». Gianfranco Quaglia


RICERCHE IN INGHILTERRA Un'arma biotecnologica contro il cancro Identificati e riprodotti gli inibitori delle metalloproteinasi
Autore: PONZETTO ANTONIO

ARGOMENTI: BIOLOGIA, RICERCA SCIENTIFICA, TECNOLOGIA
ORGANIZZAZIONI: VEGF
LUOGHI: ESTERO, EUROPA, AUSTRIA, VIENNA

ROMA non fu fatta in un giorno. Ci vogliono tempo e lavoro, per costruire una città. Così è anche per quella città di cellule - mostruosa e terribile - che è il cancro: ci vuole tempo. Una città che si espande non può sopravvivere senza acqua, e perciò si debbono costruire serbatoi, acquedotti, stazioni di pompaggio e distribuzione, e ovviamente occorre mantenere il tutto in efficienza. Nello stesso modo, un tumore non può crescere ed espandersi senza sangue, e perciò deve costruire nuovi vasi, nuovi capillari, e mantenerli aperti e funzionanti. Il sistema usato dal cancro si fonda su due principi: a) reclutare personale qualificato per costruire le tubazioni, che chiamiamo vasi neoformati; b) abbattere le mura di cinta delle cellule, che chiamiamo membrane basali. Il personale specializzato in tubazioni è costituito dalle cellule dei vasi già esistenti; queste cellule sono in fase di riposo, nell'organismo adulto, e non costruiscono nuove arterie, vene e capillari. Ma le cellule del cancro producono un potente fattore di attivazione, il Vascular Endothelial Growth Factor (Vegf) che recluta le cellule specialiste in riposo e le incita a lavorare 24 ore su 24, senza interruzione. Ma anche se ora sono a disposizione i vasi, e quindi il nutrimento che essi portano con il sangue, le cellule del cancro non possono colonizzare la nuova patria se non riescono a distruggere le mura di cinta, cioè le membrane basali. A questo scopo le cellule del cancro producono - purtroppo - una serie di armi, definite metalloproteinasi, che distruggono le membrane basali: ora le cellule tumorali possono liberamente diffondersi là dove i vasi neoformati sono arrivati, e proseguire di qui avanti, e avanti, e avanti, sempre più lontano a formare il tumore primitivo e le metastasi. Per fortuna la biotecnologia è riuscita a identificare degli inibitori delle metalloproteinasi, e ora anche a produrli in laboratorio. Al recente convegno europeo sul cancro, che si è tenuto a Vienna, sono stati riportati i primi dati sulla terapia con gli inibitori delle metalloproteinasi nel carcinoma della mammella, del pancreas e del colon. I risultati preliminari sono molto incoraggianti: dei 470 pazienti ammessi al test della nuova cura - quando già il cancro era diffuso e metastatizzato - quelli curati con il nuovo farmaco hanno mostrato una sopravvivenza molto maggiore rispetto ai pazienti che hanno ricevuto solo le terapie finora a disposizione. Il gruppo dei ricercatori inglesi scopritori, in laboratorio, del meccanismo, della cura ha fondato una ditta di biotecnologie, e sta ora iniziando gli studi per poter offrire ai pazienti con vari tipi di cancro questa terapia. E' chiaro che si tratta di un passo avanti importante, anche se non di una vittoria definitiva. Non si cerca più soltanto di uccidere le cellule che si moltiplicano, nella speranza di poter uccidere molte più cellule tumorali che cellule sane (le cellule normali devono moltiplicarsi, altrimenti il corpo muore]), ma si cerca anche di bloccare specificamente la distruzione delle mura di cinta - e quindi l'invasione - per ottenere la delimitazione del tumore, e poterlo quindi aggredire direttamente con la chirurgia, o la radioterapia, senza più temere la sua diffusione. Antonio Ponzetto




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